IL FILO DI A…
MOSTRA FOTOGRAFICA
di Aris Moscatelli di Torino
Recensione di Grazia Musumeci
Sarà il classico filo di Arianna?
Sarà il filo di Aris (Moscatelli, fotografo torinese classe 1932)?
Sarà il filo di Anna, o Angela, o Alessia… o comunque si chiamino le modelle ritratte nei nudi in mostra presso la sede del foto club Le Gru?
Forse non lo scopriremo mai, ma poco importa. Perché comunque un filo c’è, ed è quello che si spiega e ci accompagna lungo il percorso della mostra, partendo da figure eteree, quasi morbidi fantasmi, fino alla concretezza più genuina e viva del corpo femminile nudo e poi ancora un ritorno all’astratto.
Le donne di Aris Moscatelli non sono Veneri perfette. Ci sono, certo, le bellezze mozzafiato… la bionda dalle curve assolute, la giovane statuaria che sembra nata dal genio di Michelangelo… ma ci sta (e ci sta bene!) pure la donna dal corpo forte, muscoloso, solido, e quella dal seno piccolo, o quella dal viso comune.
L’arte del fotografo sta soprattutto nel rendere bello e perfetto anche ciò che perfetto non è, ed è forse per questo che un mondo di colori sgargianti circonda la ragazza che mostra evidentissimi, sul corpo abbronzato, i segni più chiari lasciati dal costume da bagno. In tal modo l’occhio di chi guarda non coglierà subito il difetto cromatico, essendo troppo distratto a distinguerlo tra l’arcobaleno circostante. Oppure, quando lo coglierà, saprà accettarlo meglio grazie a quella vivace giostra di colori.
E così ancora i ritocchi che rendono la foto molto più simile a un quadro, il movimento delle spadaccine nude durante un immaginario duello, o l’immagine sdoppiata della giovane modella e del suo fantasma fermeranno lo sguardo del pubblico alla sensazione, più che al fisico rappresentato.
Ed è così che si capisce qual è il famoso filo comune che lega l’intera opera: l’originalità, ancora una volta. Il marchio di fabbrica di Aris Moscatelli che riesce sempre ad entrare nella mente e nel cuore dei suoi soggetti, esprimendoli da dentro… siano essi una sperduta isoletta del Mediterraneo oppure un corpo di donna che non è più (o non soltanto) oggetto di ammirazione e di desiderio ma canzone, battaglia, libertà e pura arte.