GIOVEDI’ SANTO A MARSALA
MOSTRA FOTOGRAFICA
A cura di: Salvo Badalà – Gaetano Bonanno – Alessio Drago – Giuseppe Fichera – Enzo Gabriele Leanza – Massimiliano Longheu – Nicola Patanè – Umberto Ponchini – Pietro Urso – Pietro Vilasi
Recensione di Enzo Gabriele Leanza
La sacra rappresentazione che si svolge il Giovedì Santo a Marsala è il più importante esempio della teatralità connessa alle feste pasquali siciliane. L’origine di questa processione è antichissima. La sua formula attuale, risalente al 1755 e arricchita nel tempo da nuovi e significativi elementi, si è innestata su precedenti formule sopravvissute all’azione di revisione operata dal Concilio di Trento. La matrice originaria era comune a quelle delle vicine Trapani ed Erice, dove però l’evento si è presto trasformato in una processione di ricchi gruppi scultorei. La tradizione teatrale e filodrammatica di Marsala, invece, ha permesso di conservare ed arricchire la formula della “casazza”.
La processione è animata dalla confraternita di Sant’Anna, dalla cui chiesa prende avvio. La rappresentazione si avvale di ottimi impianti recitativi che mettono in scena episodi strettamente legati alla narrazione evangelica. Lungo il percorso cittadino, vanno in scena, infatti, sei episodi della vita di Cristo: ” Gesù accompagnato dagli apostoli”; “La Cattura”; “Gesù dinanzi ad Erode”; “Gesù dinanzi a Pilato”; “Gesù con la Croce”; la statua di “Cristo Morto”, adagiata su un lungo lenzuolo bianco, retto da trentadue ragazze “Figlie di Maria”, vestite di nero con cordoni dorati e scialle bianco chiudono la processione insieme all’ “Addolorata”.
I personaggi che rimangono impressi nella memoria di chi assiste alla processione sono: il Cristo, rappresentato da vari figuranti che indossano una maschera per l’uniformità della rappresentazione; l’Addolorata, che riesce a trasmettere un profondo pathos che coinvolge fortemente gli spettatori; le “Veroniche”, giovani donne che indossano preziosi abiti e sfavillanti copricapo d’oro e che recano in mano il lenzuolo con l’immagine del Cristo: la vera icona, la vera immagine. La prima immagine della storia basata sul principio dell’impronta, dunque la prima fotografia? La domanda è divertente, ma la risposta non ha molta importanza, ciò che importa è che a duemila anni di distanza la riproposizione del passione e morte di Cristo, rivissuta sotto le sembianze di una performance, coinvolga ancora ed appassioni sinceramente migliaia di spettatori-fedeli. L’importanza dell’evento non poteva non richiamare ampie schiere di fotografi, in mezzo ad essi, alcuni soci del G.F. Le Gru, in anni diversi, hanno letto con i loro “occhi” l’evento e lo hanno sapientemente restituito in immagini.