OLIA – PRISON FARM
MOSTRA FOTOGRAFICA
di Antonio Manta di Arezzo
Recensione di Giancarlo Torresani
Gli scatti di Antonio Manta offrono una partecipe testimonianza sul carcere di Djunami in Uganda dove ergastolani e condannati a morte scontano la loro detenzione con i lavori forzati, sotto iperarmata scorta.
Le immagini, impreziosite da giusto taglio e parchi effetti estetici, rivelano la sua non comune sensibilità nel reportage sociale, focalizzando l’attenzione sulle persone e sul loro mondo senza perdere di naturalezza pur con soggetti in posa.
La vicenda umana nel gran nitore di dettagli ma anche nella sapiente sfocatura, esplode da un nero assoluto, simbolo del buio fisico e della paura della morte che ovunque aleggia. Il vibrante bianco-nero sottolinea, quasi ossessivamente, sguardi intensi, espressioni dei prigionieri per evidenziarne la drammaticità esistenziale.
Dalle situazioni colte nelle strutture carcerarie all’imponenza statuaria di soggetti inquadrati con rigore ed immediatezza, percezioni emotive animano un reportage sentito e vissuto, capace di far vibrare le corde più intime dell’animo del lettore.
Efficace è il linguaggio nella resa degli ambienti e nell’interpretazione dei protagonisti, ben condotta l’indagine in una struttura narrativa dai valori tonali ben dosati, capaci di far superare l’osservato per giungere all’osservatore.
Le scelte fotografiche rivelano un elemento forte che spiazza: il punctum di Barthes scardina la visione e fa slittare ogni possibile significante per rivelare un significato nuovo e inaspettato.
Con la fotografia forse non si risolvono i problemi del mondo, però lì si può far arrivare alla condivisione a società lontane nello spazio e nella conoscenza.
Nella cultura africana per la quale i proverbi sono pilastri di saggezza e conferma di valori, c’è il detto: “Per quanto duri la notte, il sole finirà per alzarsi”.
A chi ancora vive una lunga notte di dolori e angosce, questo lavoro, unitamente a tutte le nostre speranze, porti l’auspicio dell’alba vicina.