LU SIGNURI DI LI FASCI

MOSTRA FOTOGRAFICA

di Daniela Sidari & Pietro Vilasi di Reggio Calabria

Recensione di Silvano Bicocchi

Nel mondo cristiano sono molteplici le modalità con le quali viene celebrata la “Via Crucis”. In Sicilia, in particolare, non c’è paese in cui essa non assuma una antica e originale forma di rappresentazione liturgica. Per il credente essa è il momento del contatto intimo con l’assoluto dell’amore, del destino, del dolore fisico e morale causato dal tradimento, della morte violenta, della pietà, del lutto. Nel cuore della Sicilia a Pietraperzia (EN) dal 1.300 è il giorno de “Lu Signuri di li fasci”. La complessa celebrazione è organizzata dalla Confraternita di Maria Santissima del Soccorso, che distingue i propri componenti vestendoli in costumi trecenteschi e con apposite fasce azzurre. Le fotografie di Daniela Sidari e Pietro Vilasi ci mostrano, in sequenza temporale, i momenti significativi della celebrazione liturgica che dalle 15 del Venerdì Santo prosegue fin nella tarda notte, concludendosi a circa le 02,00, del Sabato Santo. Il loro linguaggio fotografico interpreta questi particolari simboli Pasquali con una lucida essenzialità iconica, limitandosi alla variazione del campo visivo ed a leggeri effetti di mosso. Il colore delle immagini, fedele al reale, rende dominante il realismo nella rappresentazione delle emozioni e dei sentimenti religiosi, portando il lettore del racconto fotografico ad una intima partecipazione degli specifici momenti liturgici.
Colpisce l’efficacia di questa antica liturgia Pasquale che non chiede al fedele solo la presenza passiva, nell’assistere alle celebrazioni, ma l’attiva azione nell’agire con le proprie braccia nel tendere o allentare il tiro della fascia assegnata. Durante “Lu Signuri di li fasci” il tempo perde il senso del quotidiano.
Per  lunghe ore la comunità di fedeli e di religiosi vivono insieme un toccante percorso liturgico, con gli occhi e le braccia rivolti verso il Crocefisso e col cuore in gola, in ogni istante, mantengono in equilibrio il lungo albero, chiamato “fercolo”, mentre viene portato a braccia in processione per il paese.
Nel racconto fotografico emerge forte il ruolo dei componenti della Confraternita di Maria Santissima del Soccorso che, nei loro antichi costumi, sono anche tra la folla a governare l’evento, assistendo i fedeli nel loro fare e operando direttamente. Questi attori autorevoli, col loro aspetto e l’espressione della loro cultura antica, accendono nella mente dell’uomo moderno il paradosso “del senza tempo”.
Oltre agli aspetti strettamente religiosi, il senso delle rievocazioni storico-religiose mi pare stia proprio anche nel tentativo di riconfermare, da parte di queste antiche confraternite, l’attualità del significato originario dei simboli da loro rappresentati. Dalle fotografie comprendiamo che anche nelle Feste Religiose Siciliane, il richiamo potente della voce della tradizione copre il rumore convulso ed effimero della modernità. Ecco che così, come è accaduto annualmente per secoli, anche l’umanità di oggi, per qualche ora, si commuove davanti alla Passione di Cristo e si prodiga nel mantenere ritto il fercolo, col suo Crocefisso, durante l’emozionante processione della liturgia Pasquale de “Lu Signuri di li fasci”.