KLECKSOGRAPHIE

Mostra Fotografica

di  Alessio Drago di Viagrande (CT)

Recensione a cura di Serena Vasta

Bisogna vedere quel che non si è visto,
veder di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole dove la prima volta pioveva…l’ombra che non c’era.
Bisogna ritornare sui passi già dati…per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre .

[Josè Saramago – Viaggio in Portogallo]

Bisogna guardare e bisogna vedere, bisogna essere curiosi.
La fotografia non è ritrarre quello che ci circonda, ma è entrarci dentro, fare un respiro profondo, stare con se stessi, emozionarsi e, solo dopo, scattare. È solo facendo così che nelle nostre fotografie possiamo mettere noi stessi, il nostro amore, il nostro vissuto, le nostre malinconie e il nostro cuore, ed è così che ha fatto Alessio Drago nelle opere che compongono la mostra Klecksographie.
Il mondo non è solo quello che vediamo con gli occhi, ma è quello che sentiamo e con il quale siamo compenetrati, è così che un paesaggio, un palazzo o un albero innevato parlano, raccontano, sognano e vivono. Klecksographie è un’opera ispirata ai Test di Rorschach, tavole con macchie d’inchiostro speculari attraverso cui gli psicologi investigavano la personalità e le turbe dei pazienti. L’idea di queste tavole e delle macchie speculari risale alla Germania del 1800 quando il medico e poeta Justinus Kerner  fece i primi esperimenti, dapprima schiacciando delle bacche tra due fogli di carta e poi passando agli inchiostri, scrisse un libro che intitolò “Klecksographie” in cui c’erano le macchie d’inchiostro speculari, accompagnate dalle sue poesie. E’ dato per certo che Rorschach si ispirò a questo lavoro per le tavole dei suoi test psicologici.

Alessio Drago gioca con le sue fotografie come Justinus Kerner e Hermann Rorschach  giocavano con le macchie di inchiostro, previsualizza in mente la sua foto e poi partendo dalla realtà, la trasforma, la piega e ci studia, per consegnarci la sua poesia, il suo mondo immaginario ma ben immaginato. Partendo da situazioni già suggestive e accattivanti, l’autore aggiunge la sua visione speculare, sdoppia quello che normalmente vediamo e crea nuovi mondi. Le cascate diventano creature sottomarine, i palazzi delle città e le strade prendono vita, le pietre assumono forme umane, le nuvole e gli alberi sembrano delle creature aliene, le scale diventano dei robot… Il mondo si trasforma, senza però stabilire in cosa, ognuno di noi può trovare in queste foto un po’di se stesso, può volare con la fantasia e tornare bambino.
Ogni immagine è una foto dentro una foto, un po’ di realtà e tanta fantasia, un punto di partenza e tanti possibili arrivi…