VISIONI ETNEE – mostra fotografica collettiva dei soci del gruppo fotografico “Le Gru”
C’è stato un tempo nel quale, tra le persone che volevano stringere una più intensa amicizia, ci si scambiava “il biglietto da visita”. Era un modo cortese di declinare le proprie generalità, fornire il proprio recapito, comunicare il proprio ruolo sociale. La storia della fotografia, quella nella quale siamo ancora tutti immersi, ci ricorda anche la diffusione delle “cartes de visite”, un mezzo semplice, tascabile, con il quale scambiavamo le nostre fattezze, i nostri volti, i nostri sorrisi.
L’offerta della presente mostra intende assolvere alla stessa funzione, perché è una proposta di scambio, un invito alla conoscenza, una memoria della nostra terra.
Una memoria antica, costruita sull’esperienza della “visione” – l’odèon degli antichi padri greci – della realtà storica e naturale di una montagna, di un vulcano, oggi riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità perché di “lui” (e quindi di noi) si parla da quando gli uomini e le donne hanno imparato a scrivere.
E infatti: J.W. Goethe, arrampicatosi sull’Etna, nel 1787, fin dove finiva la mulattiera, chiese che cosa avrebbe trovato oltre quelle alture ricoperte di lava; i villici da lui interpellati, risposero con stupefacente semplicità: “una bella visione”.
Ed agli acquerelli dei baroni tedeschi – che si curavano negli alberghi di Taormina – nessuno voleva credere; tutti immaginavano che la concentrazione dei reperti greci, con la splendida vista sul golfo di Catania nella prospettiva di una montagna innevata eppure macchiata dal rosso della lava, fosse una trovata turistica per allettare i viaggiatori.
Niente di tutto questo, cari amici. E’ tutto vero; e c’è molto di più. C’è la gente dell’Etna che per secoli ha conteso al vulcano il tempo e il controllo della sua natura, che ha trasformato la difficoltà in risorsa e sulle sue pendici ha vissuto una storia che ci riguarda.
Si, ci riguarda. Quella regina che ebbe il coraggio di partorire qui, nelle vostre piazze, è stata la nostra regina; e i castelli che troverete lungo i boschi e le strade dell’Etna parlano dello “stupor mundi”, di Federico II°, l’imperatore vostro concittadino e frutto di quel parto; un imperatore che non rinnegò mai, pur essendo svevo, le sue origini normanne e volle essere riconosciuto sempre come siciliano.
E adesso siamo in terra marchigiana, e vogliamo coniugare i colori del vostro territorio con quelli della nostra terra e, quindi, il giallo dei vostri girasoli con quello della nostra ginestra fiorita “sull’agil schiena del formidabil monte” (il vostro Leopardi ci scuserà se non siamo sul Vesuvio); coniugare, quindi, la vostra visione con la nostra.
Confessiamo che l’abbiamo imparato dai vostri fotografi, dalla poesia del grande Mario Giacomelli, dal rigore di Ferruccio Ferroni, dalla Bussola di Senigallia, dalla Scuola del Misa, da quella di Fermo e di Crocenzi, dai Fotografi del Manifesto, dall’amico Cicconi Massi e dal maestro Enzo Carli.
Siete stati gli insegnanti che con un semplice passaggio di consegne ci avete indicato una nuova strada da perseguire, un “passaggio di frontiera” da oltrepassare a favore delle arti visive e per la fotografia.
E noi, per adesso e per sempre, siamo contenti di incontrarvi nella “serena, equilibrata, drammatica verità” delle nostre visioni. (Pippo Pappalardo, socio H.C. del Le Gru)
G. Amenta, A. Bottino, F. Cammarata, M. Caramanna, G. Consiglio, A. Conti, A. Cosentino, A. Costa, S. Cuscunà, A. e L. D’Agata, M. Di Pace, A. Drago, G. Falcone, P. Ferlito, P. Garofalo, S. Giacometti, F. Lanzilao, E. Massimino, S. Nicolosi, S. Pannucci, S. Piazza, F. Portuese, R. Salvia, C. Scalia, D. Sidari, V. Sorbello, A. Spinelli, P. Trovato, P. Urso, M. Vittorio.